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Cento anni dalla nascita del cantastorie Ciccio Busacca

Pubblicato il 24/02/2025 | Categoria: Società e Cultura

Cento anni dalla nascita del cantastorie Ciccio Busacca
Il siciliano Francesco Busacca, nato a Paternò, in provincia di Catania, il 15 febbraio 1925, è stato tra i più noti e valenti cantastorie italiani. Nelle innumerevoli piazze della nostra isola in cui si è esibito, in genere, apriva i suoi racconti vociando: “Ciccio Busacca ne li piazzi veni non sulamenti pi abbuscari pani, ma pi cantari lu mali e lu beni ca circola tra l’esseri umani” oppure “Cari amici, c’è Busacca misu prontu ppi cantari, ca li cori vi li spacca mentri stati ad ascutari.” Allievo dei grandi maestri cantastorie siciliani Paolo Garofolo e Gaetano Grasso, ha iniziato la sua carriera artistica nel 1951 a San Cataldo (provincia di Caltanissetta) con L’assassinio di Raddusa, la storia “davveru pietusa, nu fatto successu a Raddusa” di una ragazza diciasettenne che, appena sposata, venne barbaramente violentata da un amico di famiglia. La ragazza, che in seguito al “disonore” era stata abbandonata dal marito e dai suoi più stretti familiari, mascherata da anziana per non farsi riconoscere, uccise con un colpo di pistola l’uomo che l’aveva violentata. Sin dall’inizio della sua carriera, Busacca si propose come un cantastorie originale: oltre ai suoi cartelloni costituiti da preziosi dipinti, fu il primo in Sicilia ad usare gli altoparlanti e il tetto della sua Seicento multipla come palcoscenico per diffondere le storie di lotta, denuncia e riscatto del popolo siciliano come Carnificina, L’avvucatu assassinu, Lu bastardu, Lu veru malandrinu, La storia di Turi Giuliano, Che cosa è la mafia? e tante altre. Nel 1953 Busacca ha conosciuto il grande poeta bagherese Ignazio Buttitta con cui, oltre a stringere una grande amicizia, ha lungamente collaborato artisticamente. Nel 1955, ad esempio, quando la mafia assassinò a colpi di lupara il sindacalista socialista Salvatore Carnevale, Buttitta compose, per la voce di Busacca, la rappresentazione Lamentu pi la morti di Turiddu Carnevali, presentato per la prima volta a Livorno, in occasione del III Congresso della cultura popolare, alla presenza di Cesare Zavattini, Carlo Levi, Luchino Visconti, Pier Paolo Pasolini. “Pi Turiddu Carnevale -cantava Busacca- chianci su matri e chianciunu tutti li puvireddi, picchi muriu ammazzato ppa difenniri u pani di li puvireddi. Ad ora sintiti, picchi c’è di sintiri nella storia di Turiddu Carnevale. La storia dici angelu era e unn’avia li ali, santu nun era e faciva i miraculi ...l’amuri era l’unicu sua capitali” Il connubio con Buttitta permise al nostro cantastorie di dotarsi di un nuovo e significativo repertorio non più legato alla sola cronaca nera ma a tematiche quali la mafia, l’emigrazione, la subalternità del popolo siciliano. Furono tali tematiche che gli permisero di ottenere l’attenzione e la stima degli intellettuali dell’epoca come quella del premio nobel Dario Fo che nel 1969 lo ha invitato a partecipare, insieme a Rosa Balistreri, allo spettacolo Ci ragiono e canto e nel ’78 allo spettacolo La giullarata. Nonostante tali partecipazioni, a partire dalla fine degli anni Settanta iniziò l’inesorabile declino di Busacca, vittima, insieme a tutti gli altri cantastorie e artisti di strada, dell’egemonia della televisione in grado di far giungere le notizie crude e asettiche nelle case di ognuno, di creare spettacoli fruibili comodamente dalla propria abitazione. I primi anni Ottanta registrano, infine, il suo definitivo declino artistico. Busacca morì a Busto Arsizio (Varese) l’11 settembre 1989. Eppure oggi, a cento anni dalla sua nascita, si assiste ad una forte e convinta riproposizione dei cunti come strumenti fondamentali per la ricostruzione e la restituzione della memoria e dell’identità collettiva. Basti pensare ai prestigiosi festival NarraZone e Canta e Cuntu che si svolgono a Palermo, ai I cunti proposti dalla realtà di Largo Ponte sulle Madonie, al prezioso testo Ora ti cunto (in due volumi) scritto e curato dall’artista poliedrico Moffo Schimmenti. Vincenzo Tumminello