DENTRO L'ECONOMIA DI GUERRA
Pubblicato il 27/05/2024 |
Categoria: Quattrocanti Magazine
Dal 2017 ad oggi la domanda mondiale di armi è cresciuta in maniera così esponenziale che i produttori del settore non riescono a soddisfarla. Se si pensa che nel 2020, in piena pandemia, la spesa militare nel mondo ha superato, per la prima volta, i duemila miliardi di dollari si comprende quanto isterica e sconvolgente sia la corsa al riarmo.
I primi della classifica sono gli Stati Uniti con un investimento di ottocentosessanta miliardi di euro, tre volte superiore a quella della Cina, seconda della classifica del riarmo.
In Russia le fabbriche statali che producono armi lavorano h24, sette giorni su sette e impiegano più di tre milioni e mezzo di cittadini.
In Europa, Francia, Germania, Svezia e Polonia hanno considerevolmente aumentato la richiesta di nuove armi, soprattutto in seguito al conflitto in Ucraina: portaerei a propulsione nucleare, carri armati, droni, mezzi di difesa informatica, spaziale e sottomarina.
Nel 2023 l'Italia ha speso circa ventotto miliardi di euro e sono previsti altri fondi per incrementare gli acquisti.
Si preferisce, dunque, investire cospicue risorse per potenziare gli eserciti anziché la cultura, la sanità, la ricerca, lo sviluppo sociale. Questa “economia di guerra” genera inflazione e costringe i cittadini all’austerità; si vorrebbe fondarla su l'imprescindibile necessità di sicurezza laddove la storia ci insegna che proprio la corsa agli armamenti è una delle principali cause dei conflitti.
Dai dati raccolti dal Conflict index 2024, il rapporto annuale pubblicato dall'ACLED, organizzazione non governativa che si occupa di monitorare i conflitti nel mondo, si ricava che ad oggi i Paesi martoriati dalle guerre sono tantissimi: Siria, Yemen, Myanmar, Nigeria, Sudan, Etiopia/Tigray, Somalia, Mozambico, Congo, Afghanistan, Pakistan, Iraq, Israele, Palestina,India, Messico, Brasile, Colombia, Haiti, Russia, Ucraina. La maggior parte di questi conflitti rimangono nella quasi totale indifferenza mediatica.
“Purtroppo oggi gli investimenti che danno più reddito sono le fabbriche delle armi. Terribile, guadagnare con la morte.” Sono queste le dure parole dell'unico Capo di Stato che si è apertamente schierato contro l'economia di guerra, Papa Francesco.
Vincenzo Tumminello