Filosofia greca antica o filosofia siciliana antica?
Pubblicato il 22/01/2025 |
Categoria: Società e Cultura
La filosofia greca antica, in particolare quella grossolanamente definita presocratica, fu essenzialmente opera di pensatori siciliani.
Gli anni in cui dominava la cultura greca furono gli stessi in cui in Sicilia, nelle splendide città di Siracura, Tauromenio (Taormina), Catania, Messana (Messina), Leonzio (Lentini), Gela, Agrigento, Selinunte fiorivano le arti, le scienze e, soprattutto, la filosofia.
Alla Corte di Gerone, tiranno di Gela, e di Dionisi di Siracusa furono ospitati e accolti con tutti gli onori i filosofi più illustri dell’epoca e, specialmente, i capiscuola delle filosofie pitagorica e eleatica. Visitò più volte la Sicilia Saffo, la poetessa dell’eros, ed Eschilo, padre della tragedia greca. A Gela, dove Eschilo ebbe magnifico sepolcro, si recavano i poeti greci per declamare le loro composizioni dinnanzi al monumento dedicato al drammaturgo.
È proprio in Sicilia, a detta degli storici Vincenzo Scinà e Vincenzo Di Giovanni, che fiorisce e prospera la filosofia detta, dagli stessi greci, prima Italica e poi Pitagorica in onore della grandezza del pensiero, delle intuizioni e del carisma di Pitagora che a tale speculazione diede lustro e struttura. A prova del ruolo centrale svolto dai filosofi siciliani all’interno del pitagorismo basti ricordare come Iceta e Ecfanto, entrambi di Siracusa, insegnarono prima di tutti gli altri pitagorici la rotazione della terra mentre Petrone Imerese la pluralità dei mondi e, anticipando persino Platone, l’esistenza di un mondo ideale immobile, dove esistono gli esemplari perfetti di tutte le cose.
È in Sicilia che nasce la retorica, l’arte di persuadere con le parole, ad opera del filosofo siracusano Corace. Fu poi esposta in un manuale scritto da Tisia, allievo e concittadino di Corace nonché maestro del grande filosofo Gorgia. Ne abbiamo testimonianza dal filosofo e oratore romano Cicerone che scrive: “I siculi Corace e Tisia scrissero dei manuali sull'arte del dire, cosa che avveniva per la prima volta”.
La storia della filosofia ufficiale, quella che malgrado tutto si studia purtroppo solo nei licei, racchiude la gloria della filosofia siciliana nei nomi di Empedocle di Agrigento e Gorgia di Lentini. Una semplificazione che condanna all’oblio molti filosofi considerati minori ma che può essere, per forza di cose, giustificata dalla magnificenza dei due grandi pensatori tanto che il poeta latino Lucrezio disse di Empedocle che “non parere credibile che fosse stato di progenie umane” mentre di Gorgia è nota l’ammirazione dei suoi contemporanei: i giorni in cui il filosofo di Lentini parlava pubblicamente la città che l’ospitava chiudeva le botteghe, le sue orazioni erano paragonate alle pubbliche feste. Folle incredibili ascoltavano i suoi discorsi e nella folla si potevano scorgere il generale ateniese Pericle, lo storico Tucide, i filosofi Crisia e Alcibiade, l’etera Aspasia.
Si potrebbe continuare l’excursus storico della filosofia antica in Sicilia parlando dei sofisti, dei cinici, dei peripatetici siciliani, di Platone che venne in Sicilia a consultare le dottrine e a cercare i libri della filosofia Italica. Bisognerebbe riscrivere una storia della filosofia siciliana, al momento ci basti saper che la filosofia antica raccolse in Sicilia i suoi primi grandi onori.
Vincenzo Tumminello