La "società della performance" sta condannando i nostri ragazzi ad una condizione perenne di disagio.
Come sottolineato più volte dal filosofo Galimberti, si è passati da una "società della disciplina", in cui regnava il senso di colpa, ad una "società dell'efficienza" in cui ciò che conta è soddisfare, a tutti i costi, le prestazioni richiesteci.
Bauman, in Modus vivendi, scrive: "il progresso è diventato una sorta di gioco delle sedie senza fine e senza sosta, in cui un momento di distrazione si traduce in sconfitta irreversibile ed esclusione irrevocabile. Invece di grandi aspettative di sogni d'oro, il progresso evoca un'insonnia piena di incubi di essere lasciati indietro, di perdere il treno".
Il disagio esistenziale dei giovani è dunque dovuto all'assenza di un futuro chiaro o alla presenza di un futuro che non promette nulla di buono.
A tal proposito, Galimberti invita tutti i nonni a non dire ai propri nipoti "ai miei tempi.." perché quei tempi erano fortunati, erano in grado di offrire ai giovani opportunità oggi impensabili.
Vincenzo Tumminello
Questo sito utilizza cookie per migliorare l'esperienza utente.
Leggi di più.