Pubblicato il 29/10/2024 | Categoria: Trailer Cinema
Un film delicato che racconta la storia d'amore tra Kafka e Dora Diamant, nell'ultimo anno di vita del grande scrittore ceco
1923. In vacanza con la famiglia della sorella a Graal-Müritz, sul Mar Baltico, Franz Kakfa conosce Dora Diamant, aspirante ballerina tedesca di famiglia ebrea ortodossa, volontaria in una colonia di bambini. Colpito dalla vitalità di Dora, Kafka, all'epoca quarantenne e già malato di tubercolosi, contro il parere della famiglia si trasferisce a Berlino e passerà con la donna che di cui si è innamorato l'ultimo anno di vita, riscoprendo le radici ebraiche e lavorando a un nuovo racconto. L'aggravarsi delle condizioni di salute lo costringeranno a farsi ricovera in un sanatorio in Austria, dove morirà accudito da Dora.
La bellezza dei due interpreti protagonisti, Sabin Tambrea e Henriette Confurius, non rende molto onore alla veridicità della vicenda ma la trasporta su un piano ideale e astratto: «La gloria della vita», del resto, è il titolo originale del film.
Il titolo italiano, invece, sottolinea il punto di vista di Kafka sull'amore, come se nella sua opera o nella sua biografia fosse presente una poetica del sentimento amoroso, laddove invece, in quello che scrisse tra racconti, lettere e pagine di diario, c'era soprattutto desiderio sessuale misto a terrore del piacere e disgusto per le proprie condizioni fisiche. Gli autori del film, Judith Kaufmann e Georg Maas, che hanno adattato un romanzo di Michael Kumpfmüller, accreditano però ciò che recenti biografi di Kafka hanno scritto a proposito della sua relazione con Dora Diamant, e cioè che per entrambi fu vero amore, più intenso di altre e più celebri relazioni dello scrittore ceco, come quella con Felice Bauer. Da qui il tono elegiaco e sognante della prima e dell'ultima parte del film, che raccontano l'una l'estasi dell'amore che nasce e l'altra la malinconia della vita che fugge, immergendo i personaggi in atmosfere cariche di luce (la fotografia dai toni impressionisti è della stessa Judith Kaufmann), caricando d'emozione le loro parole e accompagnandole con un commento sonoro dolce e un po' invadente. La parte centrale a Berlino, negli anni della crisi economica e dell'inflazione galoppante, dentro l'angusto e gelido appartamento dove le condizioni di Kafka peggiorano, è invece più cupa e sobria, nonostante sia quella in cui la relazione fra i due protagonisti diventi profonda e complessa. In particolare, di Kafka viene sottolineata la convinzione a distruggere buona parte della sua opera (cosa che chiederà in punto di morte all'amico e biografo Max Brod, il quale per nostra fortuna non ebbe poi il coraggio di rispettarne la volontà) e di Dora la militanza comunista e soprattutto la solida fede ebraica, alla quale avvicinò il suo stesso amante.