4Canti

L'arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice: "peste ancora tra noi"

Pubblicato il 16/07/2023 | Categoria: Palermo News

L'arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice: "peste ancora tra noi"
"Certo, il vascello che portò la peste a Palermo in quel lontano 1624 è ancora tra di noi. È il vascello di morte che ammorba ancora la nostra Città. Sul suo ponte di coperta ci sono tante icone". Lo ha detto l'arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice durante i festeggiamenti del Festino di Santa Rosalia in un discorso rivolto alla città di Palermo. "C'è il nome e c'è il volto - ha proseguito il presule - di una Chiesa che arranca nel seguire la via del suo Signore, tra povertà e persecuzioni. C'è il nome e c'è il volto di una politica asfittica, vecchia, una politica lo abbiamo respirato in questi mesi - dove non pare esserci riguardo per la disciplina e l'onore della carica pubblica, messe in risalto dalla nostra Costituzione. C'è il nome e c'è il volto di una cultura - diffusa nei decenni scorsi e capace di mutare profondamente il nostro Paese - nella quale il successo a tutti i costi, l'apparenza e il denaro sono la sola misura della vita. C'è il nome e c'è il volto di un'Europa stanca, pronta a cedere al nazionalismo, alla barbarie di una difesa dei suoi confini che è solo la premessa del crollo e del fallimento dell'umano e del diritto". L'arcivescovo è poi tornato a parlare, come già aveva fatto venerdì sera in occasione del corteo storico in onore di Santa Rosalia "dell'abisso della droga: la cocaina per i ricchi, il crack, che uccide, per i nostri ragazzi. C'è il nome e c'è il volto della mafia, che specula sulla disperazione e approfitta dello smarrimento generale e delle connivenze omertose, per i suoi affari sporchi, che succhiano il sangue del futuro di Palermo". "Ma la peste, il vascello di questo morbo contagioso - ha concluso Lorefice - , non è l'ultima parola. Oggi come allora. C'è un altro vascello, quello dei migranti, dei senza diritti, che molti vorrebbero rimandare indietro, respingere, se possibile cancellare, e che invece per fortuna continua ad avanzare, con il suo carico di umanità, con i suoi volti e i suoi nomi". ANSA