Un'ondata di mobilitazioni ha attraversato le 26 Corti d’Appello italiane durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario. I magistrati, da nord a sud hanno scelto il silenzio e l’assenza come forma di dissenso contro la proposta di riforma costituzionale che, a loro avviso, rischia di compromettere l’indipendenza dell’ordine giudiziario. Da Milano a Palermo, passando per Roma, i segnali di protesta sono stati tantissimi: toghe che abbandonavano le aule, coccarde tricolori appuntate sui vestiti e copie della Costituzione strettamente tenute tra le mani.
A Napoli, mentre il Ministro della Giustizia Carlo Nordio parlava nella storica aula di Castel Capuano, i magistrati hanno abbandonato il tribunale, sottolineando il loro dissenso. Scene simili si sono ripetute a Roma, dove il sottosegretario Alfredo Mantovano ha subito lo stesso trattamento. A Milano, l'immagine dei giudici schierati sulla scalinata del tribunale con cartelli e silenzio eloquente ha dominato la giornata, mentre a Napoli è risuonato l’Inno di Mameli come atto di rivendicazione dell’autonomia giudiziaria.
Anche a Palermo, la protesta si è concretizzata con l’abbandono dell’aula da parte di numerosi magistrati, specialmente durante l’intervento del rappresentante del Ministro della Giustizia, Alessandro Buccino Grimaldi. Muniti di Costituzioni e toghe, i giudici hanno sottolineato il loro netto disaccordo con il progetto di riforma del Governo. Solo al termine dell’intervento di Buccino Grimaldi, i magistrati sono tornati nell’aula magna del Palazzo di Giustizia.

All’inaugurazione dell’anno giudiziario di Palermo, tra chi assisteva era presente anche Armando Carta, tra i fondatori di scorta civica, che esprimeva pacificamente e con chiarezza le criticità della riforma con un cartello con scritto: “
Art. 104 Costituzione. La Magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”. Per questo motivo Armando Carta è stato allontanato dalle forze dell’ordine. Per questo motivo è stato allontanato un cittadino che aveva la necessità di esprimere pacificamente ciò che è scritto nella Costituzione: tutelare l’autonomia e la dignità dell’intero sistema giudiziario.
Le manifestazioni hanno evidenziato, comunque, in tutto il Paese, una magistratura compatta nel difendere i principi costituzionali che regolano l’equilibrio tra i poteri dello Stato perché la separazione delle carriere e altre misure previste dalla riforma sono state definite come un rischio per la tenuta del sistema democratico.
Vincenzo Gargano