Pubblicato il 09/04/2022 | Categoria: Società e Cultura
che si legge nelle belle pagine di Lucia Lo Bianco rimane un grido solitario e fortissimo, che si materializza nel monosillabo “NO”. Uno dei temi trattati nell’opera è il femminicidio, lo ritroviamo subito nel primo racconto dal quale la raccolta prende titolo “Le donne lo dicono Fu il cespuglio di agave sulle rocce a sentire il suo ultimo no e ancora no mentre un enorme sasso la colpiva ripetutamente...Ed è questo no che ci deve fare pensare. Le donne hanno bisogno di “uno spazio pubblico” in cui portare la loro ribellione e poter dire BASTA, basta a secoli di umiliazioni, di prevaricazioni, di sottomissioni. L’universo femminile descritto si svela ai lettori con un linguaggio narrativo che denota grande sensibilità e partecipazione emotiva da parte dell’autrice, che usa la scrittura come strumento sociale di solidarietà alle donne. La stessa scrittrice in un’intervista ha detto “Lucia è l’io narrante che vive e soffre con le protagoniste, piange le loro lacrime e gioisce dei brevi attimi di spensieratezza che animano la loro vita”. Ed è proprio nell’impari rapporto tra sofferenze e gioie delle donne che la scrittrice ci fa riflettere sulla loro condizione umiliata e lo fa con la gentilezza narrativa dettata dalla sua grande capacità empatica nei confronti dell’altro in generale e delle donne in particolare. L’incisiva impronta lirica dei racconti fa da contraltare alle descrizioni angoscianti delle violenze subite dalle protagoniste di alcune storie, e regala spazi narrativi importanti che danno respiro e bellezza alla scrittura dove il particolare assume valenza semantica A lei, dall’alto, pareva che il lago indossasse ogni giorno l’abito nuovo della festa e che la invitasse a fare altrettanto. E allora scivolava dentro la sua bella tunica bianca e scendeva ad assaporare il paesaggio dalla sua panchina. Bravissima Lucia lo Bianco a raccontarci storie di donne ingabbiate in ruoli che una società maschilista ha imposto secoli e secoli fa. Il NO della protagonista del primo racconto, della quale l’autrice non ci dice intenzionalmente il nome, diventa il NO di tutte le donne che vivono una condizione di non libertà. Una sorta di risonanza della sofferenza che deve indurre a trovare dentro di sé il coraggio di riconoscersi il diritto alla vita. “Le donne lo dicono” è testimonianza di profonda solidarietà e complicità femminile, qualità necessarie per fare squadra, infatti è soltanto con la forza della sinergia e dell’unione che si possono raggiungere gli obiettivi prefissati.
Giovanna Sciacchitano