Nel lontano 2001 scrivevo sulla rubrica recensioni della rivista Sicilia Tempo, a proposito della poesia di Pietro Manzella,
la ricerca della verità è alla base della sua voglia di creare, quasi un itinerario interiore del poeta che, se da un lato allontana dal quotidiano, dall'altro pesca proprio in questo quotidiano le emozioni da tradurre in poesia, nell'attesa di risolvere l’enigma dell'esistenza. Ebbene, questo enigma Pietro Manzella, nel tempo, lo ha risolto e ci dice
che l'uomo è la sua
esistenza, ed essa è l'unica chiave di lettura della nostra storia, di quella alta e di quella minuta e banale della nostra quotidianità. Ma soprattutto ci dice che l'amore è ciò che dà il senso alle cose, agli accadimenti e al percorso terreno che ogni persona intraprende alla sua nascita. La silloge “Acqua”, edita da Spazio Cultura Edizioni, vuole essere per Pietro Manzella una sintesi della lunga e profonda riflessione che lo ha portato ad una libertà mentale che è espressione di uno spazio intellettuale dove la consapevolezza di essere nel mondo si trasforma in tensione verso la Verità attraverso il filtro
dell'unico sentimento che accomuna tutti gli esseri viventi e che è l'amore. Non a caso la raccolta si apre proprio con un “Inno all'Amore”. Nel volume le 79 poesie presenti sono divise in due sezioni, la prima raccoglie testi poetici scritti dal 1964 al 1999, la seconda dal 2015 al 2019. Nonostante ci sia una differenza cronologica tra le sezioni, i temi trattati nelle liriche <ripropongono> dice il poeta <la stessa humus che soggiace ai problemi del mondo contemporaneo>. Questo vuol dire che nella vita, nonostante il mutamento apparente, tutto si ripete, tutto è ciclico,
“Ieri ho percorso la strada che avevo percorso l’altro ieri/ Oggi ho percorso la strada che ho percorso ieri/ domani percorrerò la strada che ho percorso oggi/ Così è la vita/ un tappeto a nastro/ scorrevole (Percorso Vitale). Un tappeto a nastro scorrevole, scrive Manzella, dove l'incontro con il già visto muta solo se mutiamo noi, se ci evolviamo nello spirito e affrontiamo la vita con nuovi orizzonti nel cuore, primo fra tutti <essere sempre innamorati di ciò che facciamo, di ciò in cui crediamo>. Il titolo della silloge “Acqua” porta il lettore proprio alla considerazione dello scorrere della vita, e come l'acqua ripete il suo ciclo vitale all'infinito, così, entrando nel tempo infinito della vita, anche l'uomo procede, scorre in quel pezzetto di infinito che gli è concesso e che diventa passaggio ad altra forma di vita, quella spirituale:
…Attesa/ insaziabile solitudine/ dei nostri propositi/ corsa affannosa delle/ nostre idee/ frenesia del traguardo/ frenesia di tutto/ frenesia di te/ frenesia di Dio (L’Attesa). Le poesie di Pietro Manzella raccontano il passaggio dall'immanenza alla trascendenza e non solo come tensione verso l’Ente Supremo ma, anche e soprattutto, come incontro con un sentire emozionale profondo, che si apre ad un’acuta consapevolezza esistenziale che aderisce perfettamente alla teoria del divenire di Eraclito: “Tutto fluisce, nulla perdura”. Ed è in questo flusso perenne (Panta Rei), paragonato allo scorrere dell’acqua, che Pietro Manzella cerca la sua Verità interpretando il qui ed ora come momento che svela il mutamento e che dà la possibilità di evolversi spiritualmente. Mezzo perché ciò avvenga è per l’autore, come già detto, l'amore e la creazione poetica:
Bellezza/ equilibrio/ di forme e contenuti/ armonia di tratti/ serenità dell’insieme/ astrazione/ rivelazione / purificazione/ appagamento visivo/ delle mie inquietudini/ che mi fanno gioire al/ pensiero del bello eterno…(Bellezza). Le liriche raccolte in “Acqua” traggono i nuclei poetici dalla vita, intesa sia come espressione della natura, sia come vissuto personale della propria esistenza. Manzella usa similitudini e metafore prese dal mondo naturale e procede nel suo percorso introspettivo innamorato della natura, dalla quale trae ispirazione per raccontarci di sé:
Come acqua di ruscello/ ho corso/ lungo i pendii della vita…Ci parla, dunque, il poeta di una “corrispondenza tra gli esseri e la natura”, ma anche di una contemporaneità legata al tecnologico che invade “
l'armonia del Creato”. Resta comunque intatto lo stupore del poeta per il miracolo della vita, di cui ci fa partecipi con diverse liriche dai toni teneri e intensi
Benvenuta/ piccola creatura/ in questo mondo/ di rocce e sabbia/ di rumori e silenzi/ di frastuoni e sussurri/ di prati e deserti/ di rovi e ulivi/ Benvenuta/ per scrivere il libro della tua vita…(Germoglio). Le belle poesie di Pietro Manzella presentano nella forma la stessa fluidità dei contenuti. Il poeta crea, così, uno stile del tutto personale ed elegante, dove il suo pensiero, espressione di un sentire profondo, trova corpo nell’ accurata ricerca lessicale, che conferisce a Pietro Manzella il meritato appellativo di poeta raffinato.
Giovanna Sciacchitano