La rimozione di tonnellate di legna effettuata dalla Rap già a partire dalla sera del 14 marzo, il controllo da parte delle forze dell’ordine delle principali piazze della città e l'utilizzo di elicotteri per monitorare e individuare i focolai, non hanno impedito ai cittadini di alcuni quartieri di Palermo di celebrare l’antico rito della “
vampa di San Giuseppe”.
Alla Kalsa, al Ballarò, allo Zen, a Borgo Nuovo, allo Sperone, a Brancaccio e nei pressi di Via Dei Cantieri gruppi di giovani, sfidando poliziotti e vigili urbani, hanno dato fuoco a materiale di vario genere.
A Borgo Vecchio, dopo una mattinata in cui si sono registrati momenti di alta tensione tra forze dell’ordine e residenti che volevano impedire agli operai della Rap di raccogliere la legna accatastata per il falò, è stata addirittura incendiata, all’interno di un campetto di calcio, un’auto LanciaY, molto probabilmente rubata.
A Ballarò un gruppo di ragazzi ha lanciato bottiglie e pezzi di mobilio contro gli agenti, che hanno risposto con cariche di alleggerimento. Scene simili anche allo Zen, mentre la situazione è particolarmente degenerata in una vera e propria guerriglia urbana nei pressi dell'ospedale Civico: cassonetti dati alle fiamme hanno bloccato il passaggio delle ambulanze, mentre un gruppo di giovani ha lanciato bottiglie e pietre contro la polizia in tenuta antisommossa, che si sono difesi con lanci di lacrimogeni.
Il bilancio della giornata di ieri, 18 marzo, è alquanto spiacevole: veicoli delle forze dell'ordine, dei vigili del fuoco, della polizia municipale e della Rap sono stati danneggiati e alcuni agenti di polizia e carabinieri sono rimasti feriti durante gli scontri. Numerosi, invece, i giovani palermitani identificati e denunciati per reati di incendio, resistenza a pubblico ufficiale, accensione di fuochi pirotecnici, bombe carta e petardi.
Il divieto delle vampe, dovuto a comprovati motivi di sicurezza e ordine pubblico, da qualche anno si è trasformato in momenti di sfida e guerriglia contro lo Stato. È evidente che gli impedimenti, le interdizioni e l’impiego della polizia antisommossa non sono l’unica soluzione al problema. È necessario che le Istituzioni incentivino il dialogo con le comunità locali, soprattutto nei quartieri più a rischio ed organizzino eventi culturali e iniziative alternative alle “vampe” (ad esempio spettacoli di sputa fuoco, mangiafuoco e fachiri).
Come direbbe il filosofo inglese Priestley “il miglior modo per ottenere l’osservanza di un divieto è permettere le cose proibite” ...ma in sicurezza e nel rispetto delle norme.
Vincenzo Tumminello