Sono scaduti martedì 28 novembre, i termini disposti dai giudici del Tar per rispondere ai quesiti sollevati lo scorso 25 ottobre e in vista dell’udienza di merito prevista per il 10 gennaio 2024.
Dopo lo scandalo della compravendita dei quiz, uno dei nodi da sciogliere riguarda l’equalizzazione dei punteggi, poiché la formula utilizzata dal Cisia non è mai stata resa pubblica.
C’è chi infatti avrebbe ottenuto un punteggio alto pur non rispondendo a un’intera batteria di domande e chi invece un punteggio basso dando molte più risposte corrette. Un sistema che non garantirebbe dunque né meritocrazia né parità di trattamento, principi basilari per ogni selezione pubblica.
“I giudici amministrativi – spiegano Francesco Leone e Simona Fell, soci fondatori dello studio legale Leone-Fell & C. che assiste oltre 3mila ricorrenti – hanno considerato fondate le nostre motivazioni di ricorso e hanno chiesto le dovute spiegazioni al Cisia per capire l’esatto funzionamento dei test, perché ad oggi, non è chiaro il meccanismo che sta alla base dell’equalizzatore e che ha decretato i punteggi dei candidati. Il mancato deposito della relazione – precisano – è una chiara ammissione di colpa. Questo mancato assolvimento getta nuove ombre sui test, perché se non ci fosse stato nulla da nascondere avrebbero provveduto a depositare la relazione e lo avrebbero fatto entro i termini”.
Il Cisia avrebbe dovuto infatti presentare una nuova relazione sul funzionamento dei Tolc e in particolare avrebbe dovuto spiegare una serie di aspetti tra cui: “numero dei quesiti componenti la banca dati; criteri e modalità di individuazione dei quesiti da sottoporre ai candidati nei vari turni della medesima sessione e nelle diverse sessioni; modalità di calcolo del punteggio equalizzato, a tal fine indicando gli effetti del meccanismo di equalizzazione sul punteggio del singolo quesito, in relazione a ciascun possibile esito (risposta esatta, errata o non data) e, per ciascuno di detti esiti, rispetto a diversi scenari di difficoltà del quesito, e prendendo altresì specifica posizione sugli esempi numerici dedotti a supporto delle censure mosse”.
“Siamo certi – concludono i legali – che i giudici terranno conto di questo mancato assolvimento da parte del Cisia. Le risposte avrebbero dovuto dissipare ogni dubbio e chiarire i meccanismi di un test che sin da subito aveva presentato più di un problema. Anche questa volta non possiamo permettere che a pagarne le spese siano i nostri ragazzi”.
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